Visitare la città
Benvenuti a Giovinazzo
Adagiata tra le campagne e il mare, che la bagna per tre quarti, Giovinazzo dista da Bari circa 20km.
Tra alberi di mandorli e gelso, qualche esemplare di carrube superstite e molti alberi di ulivo, si trovano numerosi torri di avvistamento e per la difesa, chiesette, casali, un importante patrimonio rurale.
Il centro storico divide il lungomare in due passeggiate: lungomare “Marina Italiana” a ponente e lungomare “Esercito Italiano” a levante.
Una visita a Giovinazzo richiede un’attenzione particolare, soprattutto nel centro storico, perché a ogni angolo di una delle viuzze può esserci una sorpresa. Attenti, per coglierla non basta guardare davanti a voi, ma occorre di tanto in tanto alzare lo sguardo, scoprirete così bassorilievi, simboli, iscrizioni, che vi daranno il senso di una storia viva, palpitante, scritta nelle pietre di questo splendido borgo medievale, arrocato su un piccolo promontorio di scogli e costituito su uno spessore di dieci metri rappresentato dalla città romana Natiolum.
Welcome to Giovinazzo
Situated between the countryside and the sea, which bathes it for three quarters, Giovinazzo is about 20km from Bari.
Among almond and mulberry trees, some surviving carob trees and many olive trees, there are numerous watchtowers for the defense of the city, churches, farmhouses and an important rural heritage.
The historic center divides the seafront into two parts : the “Marina Italiana” to the west and the “Italian Army” to the east.
A visit to Giovinazzo requires special attention, especially in the historic center, because there can be a surprise at every corner of the alleys. Be careful, to grasp it, it is not enough to look in front of you but it is necessary to look up, you will discover bas-reliefs, symbols, inscriptions, which will give you the sense of a living, throbbing history, written in the stones of this splendid medieval village, perched on a small promontory of rocks and built on a thickness of ten meters represented by the Roman city Natiolum.
La fontana monumentale
Al centro della piazza, la Fontana (posizione), datata 1933, che sostituì il baldacchino dove la domenica e alle feste comandate suonava la banda. Una fontana monumentale con tritoni e delfini, opera dello scultore giovinazzese Tommaso Piscitelli.
the monumental fountain
In the center of the square, the Fountain (position) , dated 1933, which replaced the canopy where the band played on Sundays and on holidays. A monumental fountain with tritons and dolphins, the work of the Giovinazzese sculptor Tommaso Piscitelli.
Il centro storico
La visita nel centro storico parte sulla destra del palazzo di Città, dalla Piazzetta Umberto I con sulla destra il Palazzo del Capitano del Popolo e di fronte l’Arco di Traiano (posizione), caratterizzato dalle quattro colonne miliari su cui poggiano capitelli medievali.
Su una di queste, ormai poco leggibile vi è l’iscrizione della via Traiana che da a Benevento conduceva a Brindisi, arteria realizzata dall’ Imperatore Nerva Traiano. L’arco fu costruito nel XIV secolo per dare un “ingresso trionfale” alla città, era questa, infatti, una delle antiche porte d’accesso al centro storico.
Superato l’Arco si sbuca in Piazza Costantinopoli (posizione), centri della vita cittadina fino all’Ottocento. Qui si commerciava ogni genere di prodotto, compresi gli schiavi. Vi si tenevano inoltre le riunioni del popolo e le elezioni dei rappresentanti della città, ma anche le esecuzioni capitali, come la decapitazione del nobile Paolo Brayda.
Se provate a guardare la facciata della cinquecentesca Chiesa della Madonna di Costantinopoli (posizione), (già San Rocco nel 1528 e dedicata nel 1598 alla Madonna dei marinai giovinazzesi che commerciavano con Costantinopoli) tra la statua di San Cristoforo e il portale di ingresso, potrete scorgere dei segni che, secondo la leggenda, sarebbero le macchie di sangue lasciate dalla testa di Brayda, scaraventata con odio e disprezzo sulla facciata.
All’interno della chiesa vi è un dipinto di Carlo Rosa, pittore giovinazzese del Seicento, raffigurante San Michele, mentre sulla piazza vi è una statua un tempo policroma dello stesso arcangelo, risalente al 1764.
Proseguendo su via Cattedrale, sulla destra, una piccola corte nella quale sapienti opere di restauro dei palazzi hanno portato alla luce splendida strutture trecentesche.
Continuando, sempre sulla destra, troviamo la Chiesetta di Sant’Andrea, ( con il bell’affresco sulla lunetta dell’ingresso) uno dei primi luoghi di culto della città, costruita all’incirca nell’anno Mille.
Più avanti, a sinistra, all’angolo che precede la Chiesetta del Carmine, con il notevole campanile a due fornici , è possibile notare un bassorilievo con un angelo custode che poggia la mano sulla testa di un bambino, un ex voto realizzato a seguito di un’epidemia di peste.
The historical center
The visit to the historic center starts on the right of the Palazzo di Città from Piazzetta Umberto I with the Palazzo del Capitano del Popolo on the right and in front of the Arch of Trajan (position), characterized by the four milestone columns on which medieval capitals rest.
On one of these, now barely legible, there is the inscription of the Via Traiana which from Benevento led to Brindisi, an artery built by the Emperor Nerva Traiano. The arch was built in the fourteenth century to give a triumphal entrance to the city, this was, in fact, one of the ancient gateways to the historic center.
After passing the arch you come out in Piazza Costantinopoli (position), centers of the city life until the nineteenth century. Here all kinds of products were traded, including slaves. There were also the meetings of the people and the elections of the representatives of the city, but also the executions, such as the beheading of the noble Paolo Brayda..
If you try to look at the façade of the sisteenth-century Church of the Madonna di Costantinopoli (position), (formerly San Rocco in 1528 and dedicated in 1598 to the Madonna of the Giovinazzesi sailors who traded with Costantinople) between the statue of San Cristoforo and the entrance portal, you will see signs which, according to legend, would be bloodstains left by Brayda’s head, thrown with hatred and contempt on the facade.
Inside the church there is a painting by Carlo Rosa, a 17th century painter from Giovinazzo, depicting San Michele, while on the square there is a once polychrome statue of the same archangel, dating back to 1764.
Continuing in via Cattedrale, on the right, a small courtyard in which skilful restoration works of the building have brought to light splendid fourteenth-century structures.
Continuing always on the right, we find the Church of Sant’Andrea, with the beautiful fresco on the lunette of the entrance) one of the first places of worship in the city, built around the year 1000.
Further on, on the left, at the corner that precedes the Chiesetta del Carmine, with the remarkable bell tower with two arches, it is possible to notice a bas-relief with a guardian angel who rests his hand on the head of a child, an ex voto made as a result of a plague epidemic.
La cattedrale
Superato un altro arco appare la Cattedrale (posizione) in stile romanico pugliese, dedicata all’Assunta, con uno splendido portale su un anomalo ingresso laterale.
La sua costruzione fu iniziata nel 1165, portata a termine solo cento anni più tardi e consacrata nel 1283, realizzata per volontà della principessa Costanza di Francia per onorare la memoria del marito Boemondo I di Altavilla.
La sottostante Cripta, iniziata nel 1113 e terminata nel 1150, conserva un fascino intimo, luogo di raccoglimento e preghiera per frate Guglielmo di Alnwick, vescovo di Giovinazzo dal 1329 al 1333, che compare nel famoso romanzo di Umberto Eco “Il nome della rosa”.
Nel corridoio di ingresso della cripta venivano sepolti i rappresentanti delle famiglie nobiliari giovinazzesi. Da notare una epigrafe cinquecentesca, dedicata a un infante appartenente alla famiglia Lupis, che testimonia questa pratica.
Procedendo, sulla destra un portale murato che rappresentava l’antico ingresso al cimitero sotterraneo di San Donato, riservato alla gente comune.
La cripta è strutturata in quindici crociere, sostenute da dieci colonne di fattura ed epoche diverse, provenienti da templi pagani. Sei colonne sono in marmo cipollino, pietra tipica locale, due in marmo greco del III-IV secolo.
La più antica è la colonna in marmo numidico, di colore scuro, proveniente dall’omonima regione nord-africana. Una colonna è moderna perché sostituì quella ormai deteriorata dalla salsedine, negli anni cinquanta. I capitelli sono medievali, tranne i due più recenti, e sono anch’essi uno diverso dall’altro, segnale evidente dell’opera di riutilizzo dei materiali di spoglio presenti in loco , tipica del periodo romantico. Le chiavi di volta al centro delle crociere sono caratterizzate da motivi floreali e, in funzione apotropaica, ritroviamo due teste, di un uomo e di un leone, sulle crociere a sinistra di un antica fattura. Da notare anche una lastra tombale datata 1386, che racchiude le spoglie di alcuni rappresentanti della famiglia Sindolfi.
La cattedrale ha subito numerosi rimaneggiamenti, soprattutto all’interno, tra Cinquecento e Settecento. Le dodici colonne originarie sono state sostituite da pilastri barocchi nel 1737 per decisione di mons. Paolo de’ Mercurio.
The cathedral
After another arch, the Apulian Romanesque.style Cathedral (position)
appears, dedicated to the Assumption, with a splendid portal on an anomalous
side entrance.
Its construction began in 1165, completed only a hundred years later and consecrated in 1283, built by the will of Princess
Constance of France to honor the memory of the husband Bohemond I of Altavilla.
The underlying Crypt, begun in 1113 and finished in 1150, retains an intimate charm, a place of meditation and prayer for friar Guglielmo di Alnwick, bishop of Giovinazzo from 1329 to 1333, who appears in the famous novel by Umberto Eco ” The name of the Rose”.
The representatives of the noble families of Giovinazzo were buried in the entrance corridor of the crypt. Note a sixteenth century, dedicated to an infant belonging to the Lupis family , which testifies to this practice.
Proceedin g on the right, a walled portal that represented the ancient entrance to the underground cemetery of San Donato, reserved for common people.
The crypt is structed in fifteen cruises, supported by ten columns of different invoices and eras, coming from pagan temples. Six columns are in cipollino marble, a typical local stone, two in Greek marble from the III-IV century.
The oldest is the dark-colored Numidian marble column from the North African region of the same name. A column is modern because it replaced the one by now deteriorated by the salt, in the 1950s.
The capitals are medieval, except for the two most recent and they are also different from each other, a clear sign of the reuse of the bare materials present on site, typical of the Romantic period.
The Keystone in the center of the cruises are characterized by floral motifs and, in an apotropaic function, we find two heads of a man and a lion, on the left-hand cruisers of an ancient workmanship. Note also a tombstone dated in 1386, which contains the remains of some representatives of the Sindolfi family.
The cathedral underwent numerous alterations, especially inside, between the sisxteenth and eighteenth centuries. The twelve original columns were replaced by baroque pillars in 1737 by decision of Msgr. Paolo de Mercurio.
In the apse there is the main altar, also from the 18th century, made of precious and polychrome marble.
Nella parte absidale è collocato l’altare maggiore, anch’esso settecentesco, fatto di marmi pregiati e policromi.
Sotto l’altare maggiore, durante i lavori di restauro del 1990, sono state rinvenute tracce importanti dell’originaria pavimentazione musiva, della quale sono visibili splendidi mosaici rappresentanti motivi zoomorfi (bellissimo un pavone) e due figure di guerrieri saraceni, come dimostrano il colore scuro dei corpi e gli scudi circolari.
I mosaici sono del XII secolo e sono realizzati con ciotoli marini marrone scuro e chiaro, di forma irregolare, opus tessellatum, con tessere di pietra calcarea nere, rosso scuro, grigio, verde, giallo e bianche.
A sinistra dell’altare (alla destra di chi osserva frontalmente l’abside) sono stati rinvenuti e restaurati interessanti affreschi rappresentanti Sant’Erasmo (1485) e Sant’Agata (1552). Nel presbiterio da notare anche un dipinto raffigurante il Cristo Redentore risalente al XV secolo.
Al centro dell’abside, spicca l’icona bizantina della Madonna di Corsignano, patrona della città insieme con San Tommaso, conservata in una teca d’argento con pietre preziose, a forma di tempietto corinzio, voluta dal popolo giovinazzese, progettata dall’architetto Ettore Benich e realizzata nel 1897.
Alle spalle dell’icona sacra, la parete è interamente ricoperta da dipinti seicenteschi del maestro Carlo Rosa, raffiguranti diversi santi e protettori minori della città.
A destra dell’altare maggiore vi è un grande Crocifisso ligneo, che inizialmente pendeva lì sopra, e fu poi fissato su una pala settecentesca, dove tutt’ora è collocato. Davanti ad esso ha sostato in preghiera San Giuseppe da Copertino.
A pochi passi, collocata sul pavimento , la splendida pietra tombale del conte Zurlo, cavaliere morto durante una battaglia di caccia, figlio di Francesco Zurlo, giudice della Disfida di Barletta del 1503. Il cavaliere è rappresentato dormiente con indosso l’armatura e la spada. Ai piedi accucciati i suoi due cani da caccia. Quando è stata effettuata l’esplorazione della tomba, all’interno sono stati ritrovati i corspi ricomposti allo stesso modo.
Procedendo si incontra l’altare della Madonna di Loreto, raffigurante una tela con San Michele e San Rocco. Accanto, l’altare di San Francesco Saverio con statua di marmo del Seicento, donata alla famiglia Caracciolo, ultimi feudatari di Giovinazzo. In fondo, un fonte battesimale in pietra del 1578. Sull’ingresso che dà verso il mare, il monumentale organo realizzato da Pietro Simone nel 1779, recentemente restaurato, viene suonato una volta l’anno durante i festeggiamenti della Madonna di Corsignano.
La cappella del SS. Sacramento, risalente al 1768 e disegnata da Gennaro Sammartino, è ricca di marmi policromi, in stile barocco.
La leggenda narra che la costruzione dell’altare sia legata al miracoloso salvataggio di una barca carica di marmi durante una tempesta. I marinai per ringraziamento, utilizzarono il prezioso carico per innalzare l’altare che oggi si può ammirare nella Cattedrale. In particolare, a mezzo rilievo si può notare un gruppo di angeli tra nubi che sorreggono e adorano il Sacramento, una sorta di quadro scultoreo che sostituisce le consuete tele sugli altari. In alto a destra, il dipinto dell’Ultima Cena realizzato dalla quotata pittrice del Novecento giovinazzese, Giuseppina Pansini.
Segue l’altare della Madonna delle Grazie, arricchito dal dipinto cinquecentesco della Madonna con Bambino di Luigi Palvisino, inserito in una pala settecentesca ad opera dei fratelli Giuseppe e Saverio De Musso.
Infine, l’altare del beato Nicola Paglia, detto anche “Degli Innocenti”, perché sulla tela è rappresentata l’omonima strage.
Sull’altare il mezzo busto in legno dorato del Beato, che regge in mano la miniatura di un convento. Nicola Paglia nacque a Giovinazzo nel 1197, gloria cittadina, fu seguace di San Domenico, lo accompagnò nei suoi viaggi apostolici e fondò i conventi di Trani e Perugia.
Da segnalare tra i tesori della Cattedrale, custodito però nel Museo Diocesano di Molfetta, un cofanetto eburneo, di manifattura costantinopolitana, databile tra la fine del secolo X e l’inizio del secolo XI, in avorio intagliato su supporto ligneo, con formelle raffiguranti guerrieri, musicisti, danzatrici e un centauro, raccordate tra loro da listelli d’avorio con rosette a otto petali, usato come reliquiario.
In the apse there is the main altar, also from the 18th century, made of precious and polychrome marble.
Under the main altar, during the restoration works in 1990, an important traces of the original mosaic floor were found, in which splendid mosaics representing zoomorphic motifs (beautiful a peacock) and two figures of Saracen,
warriors are visible, as evidenced by the color dark of the bodies and circular shields.
The mosaic are from the 12th century and they are made with dark and light brown marine pebbles, of irregular shape, opus tassellatum, with black, dark red, gray, yellow and white limestone tiles.
To the left of the altar (to the right of those looking at the apse from the front) interesting frescoes representing Sant’Eramo (1485) and Sant’Agata (1552) have been found and restored. In the presbytery there is also a painting depicting Christ the Redeemer dating back to the 15h century.
At the center of the apse, stands the Byzantine icon of the Madonna di Corsignano, patron saint of the city together with St. Thomas, kept in a silver case with precious stones, in the shape of a Corinthian temple, commissioned by the Giovinazzese people, designed by the architect Ettore Benich and made in 1897.
Behind the sacred icon, the wall is entirely covered with seventeenth-century paintings by the master Carlo Rosa, depicting various saints and minor protectors of the city.
To the right of the main altar there is a large wooden
Crucifix, which initially hung over there, and was then fixed on an eighteenth-century altarpiece, where it is still placed today.
In front of it, Sainth Joseph of Copertino paused in prayer.
A few steps away, placed on the floor, there is the splendid thombstone of Count Zurlo, a knight who died during a hunting battle, son of Francesco Zurlo, judge of the Challenge of Barletta in 1503.
The Knight is shown asleep wearing armor and sword.
At his feet crouched his two hunting dogs. When the tomb was explored, the corpses reassembled in the same way were found inside.
Proceeding you will come across the altar of the Madonna di Loreto, depicting a canvas with San Michele e San Rocco. Next to it, the altar of San Francesco Saverio with a marble statue of the seventeenth century, donated to the Caracciolo family, the last feudal lords of Giovinazzo.
At the bottom a stone baptismal font from 1578. On the entrance that faces the sea, the monumental organ built by Pietro Simone kin 1779, recently restored, is played once a year during the celebration of the Madonna di Corsignano.
The chapel of SS. Sacramento, dating back to 1768 and designed by Gennaro Sammartino is rich in polychrome marble, in Baroque style.
Legend has it that the construction of the altar is linked to the miraculous rescue of a boat loaded with marble during a storm.
The sailors, as a thank you, used the precious cargo to raise the altar that today can be admired in the Cathedral. In particular, in half relief you can see a group of angels among clouds that support and adore the Sacrament, a sort of sculptural painting that replaces the usual canvases on the altars.
Above right, the painting of the Last Supper made by the renowned painter of the twentieth century from Giovinazzo, Giuseppina Pansini.
The altar of the Madonna delle Grazie follows, enriched by the sixteenth-century painting of the Madonna with child by Luigi Palvisino, inserted in an eighteenth-century altarpiece by the brothers Giuseppe and Saverio De Musso.
Finally, the altarof the blessed Nicola Paglia, also known as “Degli Innocenti”, because the homonymous massacre is represented on the canvas.
On the altar, the gilded wooden half-length of the Blessed, holding a miniature of a convent in his hand. Nicola Paglia was born in Giovinazzo in 1197, city glory, was a follower of San Domenico. Accompanied him on his apostolic journeys and founded the convents of Trani and Perugia.
Among the treasures of the Cathedral, kept in the Diocesan Museum of Molfetta, however, an ivory casket, of Costantinopolitan manufacture, datable between the end of the 10th century and the beginning of the 11th century, in carved ivory on a wooden support, with panels depicting warriors, musicians, dancers and a centaur, joined together by ivory strips with eight-petal rosettes, used as a reliquary.
Uscendo ci si ritrova sulla scalinata. Alzando lo sguardo, a sinistra, su una delle lesene, si nota un piccolo bassorilievo di un crociato. Bisogna scendere dalla scalinata per ammirare la facciata sulla quale si intrecciano gli archi di stile arabeggiante, mentre in alto troneggia il rosone, sostenuto da un soldato e circondato da leoni, che rappresentano la forza della Chiesa, rinvigorita dall’impegno militare dei crociati. Sotto, una grande bifora.
Ed ecco svettare i due campanili, il più alto dei quali è di ben 43 metri e conserva elementi decorativi di stile romantico.
Il più basso è stato ricostruito nel Settecento, dopo l’abbattimento del campanile originale per presunti problemi di stabilità, e ospita il “Bombaun”, la campana maggiore della Cattedrale.
Ancora una volta, sollevando lo sguardo, tra le bifore del campanile più alto, è possibile scorgere l’espressione curiosa di una civetta , rapace dal valore apotropaico: essa serviva a tenere lontani gli spiriti maligni , per far sì che il popolo si sentisse al sicuro tra le mura della chiesa.
Addossato al campanile minore e alla facciata settentrionale della Cattedrale, il palazzo Vescovile, realizzato tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento.
E’ da ammirare l’ampio cortile e la scalinata che porta ai piani superiori.
Proseguendo lungo la Viuzza Marco Polo, arriverete ad un balcone che si affaccia sul porto: una v ista da non perdere!
Tornando indietro, voltando sulla sinistra, si apre Piazza Duomo, sulla quale si affaccia il grande Palazzo Ducale, commissionato da Nicolò Giudice nel 1639, per contrapporre il potere politico e civile a quello religioso. Un’ampia corte vi accoglierà all’interno.
Leaving you find yourself on the staircase. Looking up, on the left, on one of the pilasters, you can see a small bas-relief of a crusader.
You have to go down the steps to admire the façade on which Arabian-style arches intertwine, while at the top the rose window dominates, supported by a soldier and surrounded by lions, which represents the strength of the Church, reinvigorated by the military commitment of the Crusaders. Below, a large, mullioned window.
And here are the two bell towers , the highest of which is 43 meters high and retains decorative elements of a romantic style.
The lower one was rebuilt in the eighteenth century, after the demolition of the original bell tower due to alleged stability problems, and houses the “Bombaun”, the largest bell of the Cathedral.
Once again, looking up, among the mullioned windows of the highest bell tower, it is possible to see the curious expression of an owl, a bird of prey with an apotropaic value. It served to keep evil spirits away , to ensure that the people felt at safe within the walls of the church.
Leaning against the minor bell tower and the northern façade of the Cathedral, the Bishop’s palace, built between the end of the fourteenth-century and the beginning of the fifteenth-century.
The large courtyard and the staircase leading to the upper floors are worth admiring.
Continuing along the Marco Polo lane, you will come to a balcony overlooking the harbor: a view not to be missed!
Going back, turning left, opens onto Piazza Duomo, overlooked by the Large Palazzo Ducale, commissioned by Nicolò Giudice in 1639, to contrast political and civil power religious power.
A large courtyard will welcome you inside.